E’ panico senza ombra di dubbio sui mercati finanziari. L’ennesimo tonfo della borsa di Shanghai ha contagiato i listini europei che hanno registrato il peggior crollo dal 2011. Piazza Affari ha chiuso con un ribasso del 5,96%. Segno meno anche a Wall Street. Pesano i timori sulla tenuta dell’economia cinese e di conseguenza su un rallentamento del Pil globale. La Cina infatti non è solamente la seconda potenza economica del mondo ma anche uno dei principali mercati per le esportazioni dei grandi nomi dell’industria occidentale. Il terremoto odierno è iniziato in oriente dove i listini asiatici hanno registrato il peggior calo degli ultimi 4 anni. L’indice di riferimento della regione, l’Asia Pacific Index ha perso il 4,9% mentre Shanghai ha lasciato sul terreno l’8,49%. Per il listino cinese si tratta dello scossone più forte dal 2007. Segno meno anche per gli altri principali mercato del continente. Hong Kong ha perso il 4,63%, Tokyo il 4,61%. Giornata da incubo anche per il Vecchio Continente. Le vendite si sono abbattute con violenza su tutte le principali piazze e su tutti i principal comparti industriali che esportano in Asia. Ma non si sono salvati neanche i titoli dei comparti meno esposti come i bancari. Su questi ultimi incide anche l’incertezza legata alla vicenda greca. Il biilancio finale è pensantissimo: Francoforte -4,69%, Londra -4,37%, Parigi 5,35%
In linea con gli altri mercati Milano che nel corso della giornata è arrivata a perdere anche il 7% prima di recuperare e terminare poco sotto il 6%. Tantissime le sospensioni per eccesso di ribasso. Ben 18 tra i titoli principali sono stati costretti a uno stop in asta di volatilità.
Non si ferma neanche il crollo delle quotazioni del petrolio con il brent che questa mattina a Londra è sceso sotto i 45 dollari al barile, per la prima volta al 2009. A pesare anche la scelta dell’Iran di aumentare la produzione.
Nella bufera che sta investendo anche il mercato delle materie prime l’oro torna a essere un bene rifugio. Il metallo giallo è infatti stato risparmiato dal crollo del prezzo delle commodity ai minimi dal 1999. Il lingotto a consegna immediata è pagato 1.158 dollari all’oncia con una leggera flessione dello 0,2% ma vicino ai livelli più alti dallo scorso luglio. E’ proseguito il rally dell’euro, ancora in rialzo sui mercati valutari europei che non credono ad un imminente rialzo dei tassi Usa da parte della Fed. La divisa comunitaria è stata scambiata a 1,425 dollari migliorando rispetto ai 1,1366 dollari di venerdì.