Roma. Dopo due anni di aumento, nel 2014 l’incidenza della povertà assoluta in Italia si mantiene sostanzialmente stabile. Lo rileva l’Istat nell’indagine sulla spesa delle famiglie. Ma non è necessariamente una buona notizia: perché l’Istituto nazionale di statistica rivela che un milione e 470mila famiglie (il 6,8% della popolazione residente, ovvero 4 milioni e 102 mila persone) sono in condizione di povertà assoluta, con percentuali che salgono al Sud (8,6%) e sono più basse al Nord (4,2%) e al Centro (4,8%). Significa che una coppia di genitori tra i 18 e i 59 anni, con due figli tra i 4 e i 10 anni, spende meno di quei 1623,31 euro al mese considerati necessari per acquistare beni e servizi indispensabili per vivere in un’area metropolitana del Nord. Cifre variabili ovviamente. Ma ad esempio, un adulto (18-59 anni) che vive solo è considerato assolutamente povero se la sua spesa è inferiore o pari a 816,84 euro mensili nel caso risieda in un’area metropolitana del Nord, a 732,45 euro qualora viva in un piccolo comune settentrionale e a 548,70 euro se risiede in un piccolo comune meridionale. In ogni caso, anche se l’indice è stabile, lo è molto meno la sicurezza familiare e le preoccupazioni che riguardano nuclei familiari e singoli. La povertà, oltre ad essere causata da una dilagante disoccupazione, è figlia di un sistema che non ne vuol sapere di cambiare.