Già da qualche anno, ma soprattutto in questo periodo, si discute sul nuovo assetto amministrativo che dovrà avere lo Stato italiano. Le recenti proposte prevedono che, accanto ad una Camera dei deputati i cui membri sono eletti su base nazionale con il sistema elettorale denominato Italicum (in pratica un Porcellum modificato), ci sia un Senato delle regioni, in cui i senatori che vi fanno parte sono scelti dalle amministrazioni regionali. In questa ottica si vorrebbe quindi dare all’Italia un aspetto di tipo federalista, che, secondo quanto affermano i nostri politici, porterebbe ad un abbattimento dei costi (questo grazie anche alla riduzione dei parlamentari che ne farebbero parte) e al superamento del bicameralismo, sistema accusato di lentezza e lungaggini burocratiche. Il problema però è che da quindici anni a questa parte, molte delle riforme fatte, e molte di quelle che si stanno facendo, sono e sono state realizzate a colpi di maggioranza: in pratica, ogni forza politica che ottiene la maggioranza in Parlamento legifera in modo da costruire il ‘proprio stato’, secondo la propria visione delle cose, senza tener presente l’idea delle altre componenti parlamentari; insomma si analizzano le riforme da fare da ogni punto di vista mediante una Assemblea Costituente (che per sua conformazione toglierebbe ai partiti il diretto controllo delle riforme), ma si procede a colpi di voti di maggioranza, cioè votando le riforme in maniera simile a come si votano leggi ordinarie. Tutto ciò comporta come prima cosa che finché non ci sia una maggioranza forte in parlamento non si facciano riforme e, in secondo luogo, che come cambia la maggioranza parlamentare cambia anche la sostanza della riforme stesse. Comunque sta di fatto che la linea che si sta seguendo è quella di trasformare l’Italia in uno Stato federale. La cosa che oggi come oggi mi lascia perplesso però è che il modello che si sta tenendo di copiare è quello tedesco. La Germania è suddivisa il Lander (regioni), ognuno con proprie leggi e regole che interessano tutti i campi della società; possiede una camera eletta dal popolo (Bundestag) ed una i cui membri sono scelti dai governi regionali (Bundesrat). Questo sistema funziona anche perché il divario economico tra aree tedesche è molto esiguo, diversamente dall’Italia dove tutti sanno delle disparità economiche tra nord e sud. Pertanto l’applicazione di un sistema senza tener conto della realtà a cui esso va applicato non credo che porterà i benefici che si spera. Inoltre alla base del decadimento del nostro sistema politico-amministrativo non vi è certo un errato funzionamento del sistema burocratico dovuto ad un’errata ideazione dello Stato, perché non credo che i Padri fondatori della nostra Repubblica non avessero quella lungimiranza intellettuale per ideare uno Stato capace di funzionare; ritengo invece che corruzione, malaffare, convenienza, clientelismo siano alla base dei nostri problemi e che quindi cambiando l’ordine delle cose senza prevenire questo marciume della sostanza le cose non cambino. A cosa serve costruire uno Stato federale se poi una regione come la Sicilia rischia il dissesto finanziario? Che utilità avrà che i membri del Senato siano scelti dalle regioni se poi una o più regioni sono governate da personaggi collusi con la malavita? Che senso ha trasformare lo Stato se poi i privilegi dei politici-burocrati (che sono la spesa inutile più grande) non cesseranno? Beh che dire “ai posteri l’ardua sentenza”. (Antonio Gabrieli)