Sono le dieci del mattino. Una testa decapitata avvolta in un drappo banco ricoperto da scritte in arabo viene trovata infilzata sulla recinzione di un impianto di gas industriale, l’Air Products a Saint-Quentin-Fallavier, nella zona dell’Isère, a 30 km da Lione.
(lapresse)
Quattro Paesi distanti, in tre continenti diversi, uniti dal terrore che ha segnato il secondo venerdì del Ramadan. Solo pochi minuti di distanza separano un attacco dall’altro: il bilancio finale delle vittime resta ancora provvisorio. In Francia un sospetto terrorista, il 35enne musulmano francese Yassin Salhi, fa irruzione in un impianto industriale nel dipartimento dell’Isère, a 30 chilometri da Lione, e fa esplodere alcune bombole di gas dopo aver decapitato il suo capo. La testa è stata ritrovata sulla recinzione esterna della fabbrica, ricoperta da un drappo bianco su cui ha scritto, in arabo, i versi della Shahada: “Testimonio che non c’è divinità se non Allah e testimonio che Maometto è il suo messaggero”.
In Kuwait un’autobomba esplode all’interno di una moschea sciita della Capitale. All’interno ci sono duemila fedeli riuniti per la preghiera di mezzogiorno: almeno 27 persone restano uccise nell’esplosione e decine sono i feriti. L’attentato viene rivendicato dallo Stato Islamico.
In Tunisia due uomini armati di kalashnikov hanno fatto fuoco sulla spiaggia del resort Riu Imperial Marhaba a Sousse, sul golfo di Hammamet, gremita di turisti in vacanza. Il bilancio è di 37 morti morti. Un killer è stato ucciso dalla polizia. L’altro è stato catturato: si tratta di uno studente di 23 anni.
In Somalia un kamikaze a bordo di un’autobomba si è lanciato contro una base militare dell’Unione Africana a Leego, circa 130 chilometri a sud della capitale Mogadiscio. La base è utilizzata dai soldati del Burundi che fanno parte della missione dell’Unione Africana in Somalia: decine di morti.