Diciamolo chiaramente e senza tanti giri di parole: l’invidia del presunto sesso forte verso quello da sempre ritenuto debole, si fa più evidente con l’andare dei tempi, specialmente in ambito lavorativo. E ve lo dice una non femminista, con una mentalità prettamente maschile, che mai sentirete parlare di outfit di tendenza o makeup tutorial, cresciuta tra cavalli, calcio e motori. Quelle come me, e sono tante per fortuna, hanno sgomitato in questo mare di testosterone per emergere e non restare a fondo, schiacciate dalla supponenza e dalla presunzione di uomini che non riescono ad accettare una donna con intuizioni brillanti. Per cui, è più semplice bocciare qualsiasi idea o proposta partorita da una mente femminile. E, nelle rarissime occasioni in cui siano costretti a prenderne atto, riescono a farla propria e sembrare vincenti. Non è un caso, e ce lo dice l’Istat che, malgrado le tanto decantate pari opportunità e quote rosa, solo un manager su tre è donna e guadagna un terzo in meno di un uomo.
Ed in questo siamo gli ultimi in Europa, peggio di noi solo Cipro e l’Ungheria.
Il fenomeno non è solamente quantificabile in termini percentuali e statistici ma oggetto di studi approfonditi della psicologia moderna e post moderna, che ci descrivono l’invidia maschile primordiale verso la propria genitrice, per arrivare a quella verso la donna indipendente, capace di realizzarsi anche in quei campi che in passato erano considerati strettamente maschili, consci che un uomo può far tutto, ma non potrà mai avere la possibilità di mettere al mondo un figlio. Insomma, a conti fatti e senza scomodare Freud e compagnia bella, pare che gli uomini ci invidino la vagina! Tutto si riduce a quello: o la desiderate o la vorreste avere. Insomma decidetevi una buona volta e che non se ne parli più!
Cari uomini, se leggendo questo bizzarro editoriale, vi starete interrogando sulla mia sanità mentale, ricordate di imparare le regole del “nobil giuoco” degli scacchi ed applicarle alla vita reale. Perché “è la Regina che protegge il Re. È una guerriera. È lei che salva, ma non è salvata.”
Trattateci da Regine e forse vi salveremo! Margot docet
Alessandra D’Andrea
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