L’arte dei suoni e dei rumori
di Antonio Agosta (Redazione Sicilia)
Tutti noi abbiamo quella canzone, italiana o straniera, legata alla nostra adolescenza o agli anni in corso che mai dimenticheremo. Vere emozioni chiuse da sette note musicali. Quelle canzoni che ascoltandole ci stringe il cuore e ci fa scappare anche la lacrima sul viso, come cantava Bobby Solo, catapultandoci in un periodo ormai svanito per sempre tranne che nei nostri diari virtuali. Per gli over quaranta il decennio ottanta è quello più ricco di artisti e gruppi musicali dai look estrosi e dalle melodie armoniose, artisti e gruppi che hanno fatto la storia della musica internazionale. Ne sa qualcosa Madonna con la sua “Like a Virgin”, i Duran Duran con “Wild boys”, gli Spandau Ballet con “Through the Barricades”, “Boy George con “Do You Really Want To Hurt Me?” e tanti altri ancora, meteore della musica amati e dimenticati, passati dalla gloria al dimenticatoio. Non sono da escludere gli italiani. “La vita è adesso”, di Claudio Baglioni, è stato il l’album più ascoltato nell’estate del 1985 con i suoi quattro milioni di copie vendute. I decenni 80’ e 90’ furono due periodi strani artisticamente ma belli allo stesso tempo, da essere acclamati i migliori anni della nostra vita, dove tutto girava attorno a una canzone quasi fosse il tuo rosario giornaliero nascosto dietro a un credo altamente spirituale o pagano. E non potevano mancare i programmi televisivi musicali itineranti, come Festivalbar, manifestazioni canore dove il pubblico decretava la vittoria della canzone, a fine estate, attraverso i dati rilevati dal jukebox. Stavamo tutti a canterellare il pezzo del momento,sotto la doccia o in auto, non pensando alla stagione autunnale che era già alle porte, dimenticandoci le giornate al mare o alle serate passate davanti ai falò accesi, “con una vita che se ne frega. Che se ne frega di tutto, sì”, diceva Vasco Rossi.
Oggi tutto è cambiato. I cosiddetti tormentoni stagionali, quelli che ti ritrovi a canticchiare senza nemmeno accorgertene, hanno occupato il posto della canzone del cuore. “Questo piccolo grande amore”, “Un’estate al mare”, come “Easy Lady” o “Viva la mamma”, sono quei pezzi che rimarranno memorabili nella mente dei lavoratori non più giovani impegnati nella lavorazione del pane nei fornai, a curare i malati negli ospedali, a insegnare materie belle o meno belle a scuola o ad occupare una cella in prigione. Tutto come fosse un film, a colori o in bianco e in nero, raccontato con la consapevolezza che indietro non si può più andare.