Finalmente, a Singapore, nel corso della notte italiana è giunta la stretta di mano tra il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, e il leader della Corea del Nord, Kim jong un. In tutto il mondo l’incontro è stato salutato come un fatto storico, con la speranza che possa segnare il primo passo verso la soluzione di un contrasto che per decenni ha costituito un elemento importante di crisi nell’estremo Oriente con il rischio di scatenare, addirittura, un conflitto nucleare.
Trump e Jung per mesi e mesi si sono insultati e scontrati verbalmente a distanza, a seguito del programma atomico perseguito dalla Corea del nord che è riuscita a dotarsi di potentissimi ordigni bellici e di un sistema missilistico intercontinentale giunto, secondo gli esperti, allo stadio di poter portare distruzione e vittime in una larga area dell’Oriente e, persino, raggiungere gli Stati Uniti.
L’incontro tra i due è maturato a seguito di un fitto scambio di relazioni diplomatiche che hanno coinvolto anche la Cina, potente alleato di Kim, e la Corea del sud la quale ha svolto un ruolo cruciale negli ultimi mesi, al fine di allontanare il rischio di un vero e proprio confronto armato, dagli esiti catastrofici.
Il faccia a faccia tra Trump e Kim è stato preceduto, e sarà seguito, da un intenso lavoro tra i rappresentanti della Corea del Nord e funzionari statunitensi per definire una possibile intesa che renda la Penisola della Corea un’area denuclearizzata. In questo senso, almeno, è ferma la determinazione degli Stati Uniti.
Come al solito, le espressioni di Trump sono roboanti e ispirate, al momento, all’ottimismo, ma solo gli sviluppi a lunga scadenza di questo incontro ci diranno se è stata superata la fase più critica delle relazioni tra i due paesi.