E’ lì, immobile e silenziosa. Percorrendo la strada che si snoda tra i monti, adagiata sulla sua collina, c’è lei, Amatrice. La si osserva attoniti; a qualche chilometro di distanza da quello che era il centro, si percepisce ciò che è stato e quello che ne è rimasto. Un cumulo di macerie, come se un rullo compressore fosse passato sopra ad ogni cosa, senza risparmiare nulla. Arrivando presso la zona rossa, un piccolo giardino pubblico accoglie i visitatori ogni giorno, non si tratta di turismo macabro, ma si arriva qui per solidarietà a questa terra, ai nostri fratelli così duramente colpiti. La Torre Civica con l’orologio fermo alle 3.36 di quella notte devastante, svetta fiera nel cielo, sembra quasi dire “Gli amatriciani non mollano, siamo ancora in piedi”. In silenzio, in punta di piedi bisogna entrare nella vita di questo popolo, che non cerca pietà, ma che fiero sta cercando di risorgere. Lo sguardo si perde laggiù, oltre la zona rossa e sembra quasi di sentire le voci degli abitanti, in una fresca mattinata d’ autunno, che si accingono ad iniziare la giornata: un caffè, l’ ufficio, i bimbi a scuola. Invece l’ assordante silenzio riporta bruscamente alla realtà del Nulla. Un anziano signore seduto su di una panchina, fissa le macerie di tutta la sua vita. Perché? Con il timore di offendere o violare un dolore così incomprensibile, si fa fatica a scattare qualche foto; un cartello apposto dall’ amministrazione comunale ricorda che non è il caso di scattare dei selfie! Ti chiedi quale mente contorta con il gusto dell’ orrido possa farlo, ma è evidente che qualcuno l’ abbia fatto e tu non riesci neanche a tirar fuori il telefonino dalla tasca..! Percorrendo la strada che porta nella località di San Cipriano, il paesaggio urbano rimasto, sembra abbia subito un bombardamento, lasciando a terra, in frantumi, sogni e speranze. Ma Amatrice vive! Ecco che nell’ area del gusto della tradizione e della solidarietà, inaugurata il 29 di luglio, gli amatriciani risorgono dalle loro ceneri. Quattro strutture addette alla ristorazione, hanno riaperto le attività, fiduciosi e convinti, giustamente, che Amatrice debba ripartire dal turismo, dal commercio agroalimentare; far ripartire l’ economia di un territorio che non merita di essere abbandonato. Grazie anche alla solidarietà del popolo italiano è stato possibile creare quest’ area, che accoglie centinaia di “turisti” soprattutto nel fine settimana; file interminabili per avere un tavolo , ma questa è l’ Italia, questo è l’ orgoglio di essere italiano, uniti da un grande abbraccio solidale, sempre. Bisogna “esserci” per capire che dietro lo sguardo della cameriera che ci sta servendo, dietro il sorriso della barista che ci porge il caffè, non c’è più spazio per il dolore, ma la forza e la determinazione di un intero popolo che non si è arreso risorgendo fiero dalle proprie ceneri. La nuova Amatrice sta prendendo forma. Si lascia questo posto con la sensazione di essere più ricchi dentro, con la consapevolezza che tornerai perché nel tuo cuore hai già inciso il suo nome.
@deboradalessandro