Le lacrime accennate di Gerard Piquè il bel giocatore della nazionale spagnola, sono destinate ad entrare nella storia. Non tanto in quella sportiva quanto in quella di un idealismo portato avanti con coraggio e determinazione. Costi quel che costi. In casi come questo, personaggi così famosi ed emergenti cercano di starsene in disparte e di evitare sovraesposizioni che possano ledere alla loro carriera. Ma oltre ad essere il difensore del Barcellona, Piquè classe 1987 dimostra di saper e voler difendere anche i diritti ed il senso di appartenenza ad una ragione, ad un idealismo. L’Europa cerca di fare una politica ponziopilatesca rispetto ai gravi fatti che stanno accadendo in Spagna, affermando che la questione sarebbe “cosa loro”, con tutte le contraddizioni tipiche della politicha che questo caso porta con sè. Il calciatore dà comunque una lezione, – se sono un problema – sono pronto a farmi da parte e l’accenno di commozione è chiaramente riferito alla causa che porta avanti. Ecco l’idealismo nel terzo millennio che sembra svanire torna sul viso bello e spento di questo ragazzo che ha avuto già molto dalla sua carriera ed è pronto a spezzarla per la causa.
Sicuramente in Catalogna non saranno tutti pazzi, avranno le loro ragioni che li hanno portati a compiere queste azioni referendarie per conquistarsi una autonomia. Non siamo in grado di entrare nel merito, probabilmente non possiamo capire appieno. Ma quando un popolo scende in piazza unito e determinato un motivo sicuramente c’è. Il braccio di ferro del governo spagnolo sembra un pò riportare quella sorta di indifferenza di Stato che ricordiamo in Italia all’epoca del sequestro Moro. Non che ci sia una analogia tra i fatti, ma prescidendo da chi ha ragione o torto, l’Italia dovrebbe inchinarsi comunque alla determinazione della Catalogna, per rispetto degli ideali che sta portando avanti con un coraggio che appare anche strano nel terzo millennio avanzato. Il popolo delle poltrone davanti alle fiction, e delle discussioni da bar sulle partite di calcio non starebbe certo a muoversi per fare referendum. In Italia ci si lamenta e non si agisce. Quello che sembrava il movimento vero di protesta, si è rivelato un flop giustizialista e dittatoriale con protagonisti incompetenti e fuori contesto istituzionale. Gli eventi spagnoli ci dimostrano come un popolo che ha gli attributi comunque combatte, comunque va avanti. Prescidendo anche se abbia tutte le ragioni o meno. Il governo spagnolo dal canto suo teme sicuramente un precedente che potrebbe essere pericoloso, e quindi avanti per la linea dura, evitando il tavolo di trattativa che potrebbe comunque conferire al potere centrale una sorta di debolezza. Si mantiene il punto, e vedremo come questa situazione andrà a finire. Analizzando Piquè, resta comunque la grandezza di un uomo disposto a perdere tutto pur di stare con i suoi. E quell’allenamento lo ricorderà sicuramentea lungo. Il difensore del Barcellona si è unito ai compagni della Nazionale per preparare la sfida tra Spagna e Albania fissato per il prossimo 6 ottobre ad Alicante per le qualificazioni al Mondiale 2018. Al momento di entrare in campo per il consueto allenamento della Nazionale a Madrid, Piqué è stato sommerso dai fischi dei tifosi spagnoli, che non gli hanno perdonato le dichiarazioni riguardo il referendum per l’indipendenza della Catalogna. Una discriminazione sicuramente infondata.