“Non mettiamo assolutamente in discussione i vaccini, ma alcuni aspetti del decreto”, spiega il presidente Luca Zaia dopo che la giunta regionale del Veneto ha dato mandato all’Avvocatura di impugnare davanti alla Corte Costituzionale il provvedimento del Governo che introduce l’obbligo di vaccinare i bambini. “Il Veneto che non ha l’obbligo vaccinale, così come 15 Paesi europei importanti (dalla Germania alla Spagna, dal Regno Unito ai Paesi del nord Europa), ed è l’unica regione ad avere un’anagrafe vaccinale digitale, ha dimostrato, con una performance del 92,6%, che – ha spiegato il presidente – non è l’obbligo a risolvere il problema, quanto il dialogo con le mamme e le famiglie. Le multe, per di più, sono sperequative, dicendo in pratica che chi ha 7500 euro da spendere può rifiutare il vaccino e chi non li ha no. La nostra preoccupazione è che l’effetto della coercizione crei un abbandono più che fisiologico della vaccinazione. E non agiamo certo per soldi, ma per una questione di principio”.
Per il presidente della regione Lombardia, Roberto Maroni, Zaia “ha preso una decisione che io condivido”. Anche se la Regione Lombardia non farà ricorso: “comunque il ricorso del Veneto gioverà a tutte le Regioni. Non è necessario fare ricorso per ottenere i benefici di un’eventuale decisone favorevole della Consulta”. Maroni quindi ribadisce: “noi abbiamo una mozione del Consiglio Regionale che dice altre cose. Il ricorso del Veneto se venisse accolto gioverebbe a tutte le Regioni, perché la Consulta dichiarerebbe incostituzionale quel decreto. Ne ho già parlato con il governatore della Liguria Giovanni Toti e ne parlerò oggi in Giunta”.
Anche il vicepresidente della regione Liguria, Sonia Viale, sottolinea come “i vaccini sono una conquista delle società civili per il debellamento di alcune malattie letali, ma l’approccio non può essere la coercizione” e annuncia che “la Liguria porterà la sua posizione in Conferenza delle Regioni” per chiedere al Governo una correzione del decreto. Quindi per Viale “no all’imposizione dei vaccini fino ad arrivare addirittura alla sospensione della potestà genitoriale, sì ad un intervento di educazione, per accompagnare le famiglie a chiarire un momento della loro vita che riguarda la salute dei figli”.
Contro le “misure coercitive” si schiera pure il consiglio provinciale di Bolzano chiedendo lo “stralcio delle misure ed una campagna di sensibilizzazione ampia ed equilibrata”, e perplessità giungono dall’assessore alla Sanità della Valle d’Aosta Luigi Bertschy: “sui vaccini la posizione è chiara, con l’azienda Usl abbiamo già avuto modo di sottolineare la loro importanza e la Conferenza Stato Regioni ha definito il piano dei vaccini e la sensibilizzazione che va messa in atto per informare la popolazione”. Quanto al decreto del Governo, secondo l’assessore Bertschy “esso impone l’obbligo scolastico, che è una condizione politica molto forte sulla quale è necessario confrontarsi: ci sono Regioni che hanno già preso delle posizioni anche noi rispetto a questo faremo le nostre valutazioni”. “Ritengo che arrivare a un obbligo con questi tempi e con questo metodo – aggiunge Bertschy – sia una posizione forte, mentre sarebbe stato più opportuno farlo precedere da un’attività di sensibilizzazione per valutare l’eventuale aumento della percentuale dei vaccinati”.
La seduta del Consiglio regionale della Puglia è stata sospesa proprio sul tema vaccini, il presidente Michele Emiliano evidenzia che il contenuto del decreto “lo affronterà il Parlamento”, fermo restando che “potrebbero restare spazi non normati che verificheremo a tempo debito”. Emiliano sottolineato anche la necessità di “non dividere ulteriormente la comunità su questo argomento” e di volere “evitare che qualcuno costringa Consiglio a esprimersi su un provvedimento che non è ancora completato e che discuterà il Parlamento”. Nel contempo è intervenuto sulle coperture vaccinali, in particolare quelle della regione Veneto, il presidente dell’Istituto superiore di sanità Walter Ricciardi, sottolineando che questi dati “giustificano l’adozione dell’obbligatorietà dei vaccini” e senza interventi “mirati e omogenei sul territorio nazionale, il rischio di un ulteriore calo delle coperture, e quindi la dispersione di anni di campagne pubbliche di prevenzione, è molto elevato”.
A Ricciardi replica il direttore generale dell’Area Sanità della Regione Veneto, Domenico Mantoan, evidenziando tra l’altro che “Il Veneto, già nel 2015, al tavolo Lea, ha chiesto ed ottenuto che venisse inserito nella griglia Lea che tutte le coperture vaccinali presentate dalle Regioni provenissero da anagrafi informatizzate e nel caso queste non fossero disponibili, gli venisse attribuito un valore pari a 0. Coperture calcolate con AVI e verificabili, confrontate con coperture provenienti da sistemi che registrano a “mano”, sono infatti poco affidabili. La garanzia di sistemi affidabili di rilevazione della copertura vaccinale è in capo al Ministero della Salute e al suo organo tecnico che si esprime nell’ISS, e che sulle coperture vaccinali basa la valutazione del rischio”. Per quanto riguarda il decreto del Governo sull’obbligo vaccinale, secondo Mantoan “non è corretto scaricare soltanto sui genitori un sistema coercitivo ma al contempo non fare minimamente menzione sulle responsabilità di chi – anche operatore del Sistema sanitario nazionale – svolge opera di controinformazione in modo davvero irresponsabile”.
“Io spero che Zaia ci ripensi. – afferma il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin – Vorrei chiamare alla riflessione la regione Veneto così come le altre, se ci fossero, su questo tema. Innanzitutto perché il decreto è dato dall’urgenza e dalla necessità che abbiamo di riportare in brevissimo tempo i dati di immunizzazione di massa in Italia sopra il 95%. Su quelle che sono le patologie che reputiamo più gravi per la salute collettiva. Tra l’altro la Regione Veneto non sta messa bene, – afferma Lorenzin – ha avuto negli anni un calo di vaccinazioni e immunizzazioni molto forte”, e conclude: “vorrei che questo dibattito fosse il più possibile non politico ma di grande informazione, scientifico”.
Immediata la replica di Zaia alla Lorenzin: “se si è intimamente convinti che il decreto sia perfettamente applicabile, che non lasci margini di ambiguità scientifica, che sia davvero indispensabile e che trovi un consenso corale, tranne che in un Veneto così fuori strada, il Ministro ne faccia tradurre i contenuti in singole leggi regionali. Non è operazione complicata, e forse in meno di 60 giorni molti Consigli regionali sarebbero in grado di deliberare. Non trovi dunque quindi l’alibi nel ricorso dei veneti per coprire un dibattito sull’opportunità di questo provvedimento che ormai serpeggia ovunque. Chi governa è chiamato sempre a scelte impopolari, ma posso garantire al Ministro che questa scelta del Veneto non è demagogica e populista”. “Il Veneto – ribadisce Zaia – difende un modello che esiste da dieci anni, concordato e monitorato periodicamente con lo stesso ministero. Pur se indicati come i cattivi del giorno, noi continuiamo a ritenere che questo decreto non informi ma punisca, monetizzi l’obbligo e non rassicuri le famiglie né le metta in grado di formarsi un’opinione positiva, e si trasformerà in un boomerang e quindi incentivo ulteriore per motivare anche gli indecisi ad abbandonare le vaccinazioni. I nostri dati ci confermano come il nostro sistema abbia aumentato considerevolmente le adesioni consensuali e convinte alle vaccinazioni”. “Su quali dati vi siete basati per sostenere l’urgenza di un decreto?”, afferma ancora Zaia, “sulle anagrafi scritte a mano in tante regioni d’Italia che non hanno, a differenza del Veneto, anagrafi vaccinali informatizzate che arrivano fino all’ultimo medico di base o all’ultimo pediatra di libera scelta? E non sarà che una volta che avremo scoperchiato questo sistema basato su ‘carta da formaggio’ si scoprirà che magari il Veneto è la regione con il più alto tasso di vaccinazioni e che nelle regioni con anagrafi fatte da amanuensi il tasso è crollato sotto l’85 per cento? Perché, quando lo chiedemmo nel 2015, non avete imposto che tutte le coperture vaccinali presentate dalle Regioni provenissero da anagrafi informatizzate? Non sarà questa la riflessione che terrorizza il Ministro?”