Sono finora 1.500 i pescatori impegnati nel progetto TartaLife che intendono diffondere nel settore della pesca professionale l’utilizzo di attrezzature a basso impatto per ridurre le catture accidentali delle tartarughe marine. Il progetto è finanziato dalla Commissione Europea attraverso il programma Life+ e cofinanziato dal Ministero delle Politiche Agricole.
Il progetto Tartalife è cofinanziato anche dalla Regione Marche ed è promosso nelle 15 regioni italiane che si affacciano sul mare.
Lo comunica Legambiente che spiega anche l’utilizzo delle reti a strascico modificate e dotate di una particolare griglia (TED – Turtle Exculder Device) in grado di sbarrare la strada alle tartarughe ma non al pesce e ami circolari che, per la particolare conformazione, sono meno pericolosi per le tartarughe e più facili da rimuovere rispetto a quelli tradizionali.
Capofila del progetto è il Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) – Istituto di Scienze del Mare di Ancona che coordina le azioni degli altri 6 partner coinvolti, oltre al Consorzio Unimar: Provincia di Agrigento, Ente Parco Nazionale dell’Asinara, Fondazione Cetacea, Area Marina Protetta Isole Egadi, Legambiente, Area Marina Protetta Isole Pelagie.
Il progetto promuove anche l’uso di nasse speciali (completamente richiudibili su sé stesse) e di dissuasori luminosi (led ultravioletti) per renderle più visibili alle tartarughe.
Oltre ad usare queste tecnologie sostenibili, prosegue Legambiente, tanti pescatori hanno imparato a recuperare le tartarughe accidentalmente ferite o catturate, contribuendo al lavoro dei centri di recupero e di primo soccorso sparsi lungo le coste italiane.