La sua origine è antichissima e fin dall’inizio della storia dell’uomo bastoncini di varie forme e fogge sono stati usati con intento divinatorio. Si ritiene che i primi a farne uso furono gli Egizi e le popolazioni della Cina, ma il più antico accenno nei documenti a tecniche rabdomantiche si ha nella Germania del XV secolo, in cui però venivano usate per la ricerca dei metalli. Come ogni pratica leggermente misteriosa e inspiegabile ha attraversato i suoi secoli bui nel Medioevo e al tempo dell’Inquisizione, quando, essendo ritenuta una tecnica diabolica, venne vietata. Poi, in seguito, si cominciò a farne uno studio scientifico e tra fine Ottocento e inizio Novecento venne applicata addirittura al settore medico, per diagnosticare malattie provocate da fantomatiche energie maligne che con la bacchetta si potevano facilmente individuare. È dunque sopravvissuta ed è arrivata, passando per una serie di libri e trattati, ai giorni nostri, tanto che all’occorrenza potete cercare su Google il rabdomante più vicino a voi e che fa al caso vostro. L’immagine classica che si ha di un rabdomante lo vede tenere in mano un bastone biforcuto, a forma di Y, preferibilmente in legno di salice o di nocciolo, le tipologie ritenute più adatte ad assorbire i vapori esalati dall’acqua o dai metalli. La bacchetta va impugnata con entrambe le mani ai due estremi della biforcazione, con i palmi rivolti verso l’alto. Si possono usare in realtà anche altri strumenti, come dei ferri piegati ad L oppure i pendoli, ma le tradizioni del mondo ci parlano di divinazioni praticate anche attraverso gusci di tartarughe, aghi galleggianti, tavolette di legno e molto altro, perché quello che importa è il dono non lo strumento, a quanto pare. Bisogna dire che oggi i rabdomanti ammettono che non è proprio tutto frutto di una dote naturale, serve comunque uno studio del terreno e dell’idrogeologia, oltre ad una grande dose di esercizio. Teoricamente si pensa che il rabdomante sia più sensibile delle altre persone alle “emissioni” dei corpi: la reazione a questa sorta di onde che percepisce provocherebbe movimenti involontari dei muscoli in grado di far muovere la bacchetta o il pendolo in questione. Si tratterebbe di una sorta d’istinto primitivo, come sempre sepolto dall’evoluzione. Praticamente non abbiamo alcuna prova scientifica dell’esistenza di queste emissioni. Inoltre il famoso CICAP ha più volte messo alla prova tale capacità in presunti rabdomanti; dato che si parte dal concetto che possano percepire le emissioni dell’acqua, si sono svolti esperimenti in ambienti diversi, ma a prove fallite i signori hanno sempre asserito che la capacità funzionasse solamente nei campi. Signori sì, perché ricordiamo che l’arte si trasmette di padre in figlio e non alle donne della famiglia. Già solo per questo sessismo ho perso la mia simpatia per la rabdomanzia.Rientra nella stessa famiglia anche la pratica dell’oscillare un pendolo su una mappa per cercare le persone, come ci insegnano le sorelle Halliwell di Streghe, e persino il giochino, su cui mi sono scervellata per mesi, tramandato dalle nonne e dalle zie che usano il pendolo per sapere il sesso dei futuri figli o del nascituro. Il principio di funzionamento sarebbe lo stesso, però effettivamente il pendolo ci azzecca sempre. La natura ha come dimostrato emblemi misteriosi tutti da scoprire.
(a cura di Cicchetti Ivan)