La musica e la leggenda
di Antonio Agosta (Redazione Sicilia)
Pink Floyd, espressione pura dell’esplosione beat e underground della cosiddetta «Swinging London» di metà anni’60.
La band non è mai stata docile con il suo pubblico, quasi irritata dai troppi fan che si accalcavano urlante durante le loro lunghe esibizioni, ne sa qualcosa George Roger Waters, la figura più irrequieta del gruppo. Roger, durante l’ultimo concerto del tour: “In the Flesh”, era il 1977, eseguito al Montreal Olympic Stadium, con il suo gesto inaspettato fu irrispettoso nei confronti di uno spettatore che si trovava in prima fila, gli sputò addosso dando inizio a una rottura definitiva con i suoi sostenitori, oltre ad innalzare un muro virtuale tra lui e il mondo che lo circondava.
Una vita, la sua, traumatizzata dalla morte del padre in guerra, dall’iperprotettività della madre, dal successo mondiale ottenuto quasi per caso e dal divorzio dalla moglie, provocandogli un rigurgito verso quel pubblico che lo acclamava come l’eroe di un decennio in continua evoluzione.
Dalla sua dipendenza alle droghe e dai tragici eventi della sua esistenza, vien preso spunto per realizzare il brano più rappresentativo dei Pink Floyd: “The Wall”, il muro, dal videoclip inquietante, uscito il 30 novembre del 1979, ottenendo un successo planetario. Nel 1982 ne uscirà una trasposizione cinematografica con il cantante Bob Geldof nelle vesti di Pink.
Alla fine degli anni ottanta, era il 1985, il bassista George Roger Waters annuncerà la sua separazione dal gruppo, pensando a uno scioglimento musicale della band, cosa che poi non accadrà. Un anno dopo Gilmour e Mason, i restanti membri del gruppo, pubblicheranno “Music for Architectural Students”, un album che contiene registrazioni dal vivo degli anni sessanta e settanta. Mentre “The Endless River” è l’album uscito quest’anno come omaggio al tastierista Richiard Wright, cofondatore della band, scomparso il 15 settembre del 2008.