Per me si va nella città dolente, per me si va nell’eterno dolore, per me si va tra la perduta gente… (Dante – Inferno III 1-3)
Editoriale – Inizia una campagna di sensibilizzazione della nostra testata giornalistica AndradeLab-UfficiStampaNazionali, per porre l’attenzione sul dilagare della droga. Un tunnel in cui tanti giovani si trovano, a volte anche loro malgrado e dal quale è difficile se non impossibile uscirne. Il tema è piuttosto ovattato, si tende sempre a nasconderlo, la droga non piace a nessuno però gira e gira anche parecchio. Come se ci trovassimo di fronte alla pura rassegnazione da parte di un sistema. Questo Stato che in questi contesti poi in fondo ci chiediamo fin dove sia. Lo sbandamento delle nuove generazioni, la totale assenza di loro responsabilità derivata talvolte dalle cucce di ovatta in cui molti bamboccioni vivono e lamentandosi di tutto continuano imperterriti sul binario del dolore. Per sè stessi e per gli altri. Ma la droga causa una perdita totale della lucidità, dove tutto è offuscato, e probabilmente chi è nel tunnel crede anche di avere ragione su tutto e su tutti, sentendo crescere dentro di sè una legittimazione nel poter/dover dire tutto ciò che esce da una bocca e da un cervello che non sono troppo collegati. Da questo nasce il male, un male puro e vero, un male brutto interiore in cui non si intravede una via d’uscita. Dolore che genera dolore, senza obiettivi, senza speranze. Ecco questa società già gravata tanto per suo conto da crisi economiche e da governanti poco sensibili poichè tronfi del loro indisturbato potere ed agi vari. Si fa finta in fondo di porre l’attenzione, poi però nelle segrete notti, nelle buie auto di quartiere, nei meandri neri e luridi della società del terzo millennio niente è come sembra, niente è come appare. Perchè tutto è reale. Come dice il maestro Battiato in “niente è come sembra”. Nemmeno le note di una canzone riescono a mitigare una indignazione che è troppo spesso accompagnata dall’indifferenza e dal finto buonismo e da una totale assenza di riferimenti. A parole ci sono tutte le soluzioni, nei fatti però poi non è così, e tanto che nemmeno il più avveduto cittadino poi, riesce a trovare una via d’uscita. E dunque nella solidarietà del terzo millennio, dove ci sono frontiere aperte e siamo tutti cittadini del mondo, cosa facciamo? Controlliamo le cinture di sicurezza. Si se non porti la cintura e se parli al cellulare per poco ti arrestano, e ti senti delinquente dentro. Giusto portarle, la prevenzione e le leggi vanno rispettate, ma il Deep Web della droga chi lo vede chi controlla? Chi gira la notte quando gira la morte? Ai posteri le ardue sentenze.
Daniele Imperiale
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