Redazione – Acque sempre agitate nella politica della capitale d’Italia per le dimissioni presentate dall’Assessore all’Urbanistica Paolo Berdini, e messe nel congelatore dal Sindaco Virginia Raggi, in attesa delle consultazioni con Beppe Grillo. Durante la notte, altro interrogatorio fiume al capo della segreteria Romeo, cinque ore di domande e di altrettante risposte. Berdini già nella giornata di ieri l’altro aveva espresso posizioni in netto contrasto con apprezzamenti poco in linea con la sindachessa, ritenuta dallo stesso impreparata. Poi Berdini aveva provato a ridimensionare la portata delle dichiarazioni rese a qualche giornalista, ma l’inequivocabilità delle stesse non gli ha lasciato scampo. Ha presentato le dimissioni. E sì perchè non si può far parte di una giunta, quindi di una maggioranza non condividendone praticamente nulla. O si sta di qua o di la. E il passo è stato fatto. La buona Virginia, per ora “congela” l’atto di dimissioni, potrebbe respingerle o procedere alla nomina di un nuovo assessore. Ora questi sono fatti che sono accaduti. Che i giornalisti raccontino ciò che virgolettatamente dice un assessore di Roma Capitale è nel diritto di cronaca. E’ normale, anzi doveroso. Forse questi nuovi amministratori del terzo millennio, non si rendono conto del loro ruolo e si lasciano andare ad esternazioni che, poi sfociano in crisi politiche e problemi di vario genere. Poi la colpa è dei giornalisti che raccontano le dichiarazioni, che spiegano cosa accade durante gli interrogatori nella Procura. Beh stiamo parlando di Roma capitale città metropolitana capitale d’Italia. Chi non vuole essere messo sulla “graticola” dell’informazione, invece di far parte dell’amministrazione capitolina può scegliere magari qualche consiglio direttivo di club bocciofilo di quartiere, sicuramente meno in vista e con minori rischi mediatici. Dunque quando si assumono cariche importanti, non sono solo fasce tricolori e rappresentanze di prima fila in pompamagna, ma anche portare il fardello della politica, che comporta apprezzamenti e anche contestazioni. Dunque le dimissioni congelate sono “respinte con riserva” di attendere l’input di Beppe Grillo. Ai posteri l’ardua sentenza.