non essere mai superbo con l’umile, o umile con il superbo (Jefferson Davis)
Editoriale – Analizzando la società moderna, quella del terzo millennio avanzato, ci si rende conto di quanto la saccenza, l’arroganza e l’aggressività siano diventati una patologia dilagante, un vero male della società. Le cause di questa che possiamo definire una “patologia sociale” a tutti gli effetti, sono da ricercare nei deliri di onnipotenza a cui molti uomini si ascrivono e si riconoscono. Probabilmente, l’assunto di sentirsi meglio di altri conferisce ad una determinata fascia sociale, il potere di essere saccente, sprezzante e di trattare gli altri sempre con distacco e alterigia. Nel 2017 sembra quasi di rivivere un pò le storie delle signorie medievali, che comunque riuscivano ad abbinare l’autorevolezza all’autorità. Due cose ben distinte. Spesso per caratterizzarsi, si tende a darsi il tono autoritario, ma privo di quell’autorevolezza che la buona educazione conferisce alla persona. Ecco, anche la persona ben istruita, colta, signorile, e più facoltosa di altri, è autorevole quando assume il comportamento “umano” in termini di relazioni sociali. Ma cosa rende così arroganti? Sicuramente il potere; potremmo parlare di una nuova forma di logorio di chi lo detiene a vario titolo e su vari fronti. E il potere è questione di circostanza, ruolo, occasionalità. E’ poter fare qualcosa che altri non possono fare. La legge, la politica, l’ordine pubblico, uffici pubblici, funzionari anche di titolo minore, fanno prevalere la loro saccezza nelle vicissitudini di ogni giorno. Uno dei settori in cui la saccenza e l’arroganza dilaga è quello della sanità. Probabilmente ci sono tanti dipendenti di Asl pubbliche che per aver avuto la “fortuna” spesso bendata, di trovarsi in quel posto, ritengono di dover/poter trattare tutti in malo modo. E così anche il “tu” con cui ci si rivolge agli anziani o alle persone che hanno a che fare negli ospedali, nei vari Cup e quant’altro la dicono lunga e tutta sulla saccenza. Nei Prontosoccorsi poi, è il male dilagante per eccellenza. E vediamo medici garbati, infermieri talvolta disponibili, ma si incappa nel volontario di soccorso, che costituisce l’eccezione ma che conferma la regola. Un pò è anche la divisa, di qualsiati tipologia, a dare il tono giusto. Poi sta alla persona saper interpretare il ruolo, ed essere ben cosciente di rappresentare, a vario titolo una istituzione. Che poi è una cosa pubblica. Ora cosa ci costa essere umani, disponibili e pronti all’aiuto? In fondo nulla, anzi, con il reciproco accrescimento tante persone che hanno avuto l’intelligenza di applicare questa virtù hanno raggiunto traguardi veramente importanti. E dunque cosa siamo noi di più di un nostro prossimo? Nulla, possiamo conoscere enciclopedie, essere più belli e ben vestiti, ma sempre a termine siamo. Tutti destinati a finire là dove la nostra saccenza viene bruciata, consumata, resa improvvisamente nulla da un soffio che ci porta via. Ma il sistema vigente, favorisce il proliferare di tutto questo. Ci troviamo spesso di fronte ad una finta disponibilità, ed i caratteri perbene a volte stentano a credere che si possa essere vittime di tanta saccenza ed arroganza non riuscendovi a far fronte. Ecco come per ogni altra patologia bisogna trovare una cura. E chi ne è affetto non accetta di certo di “calmare” il proprio delirium omnipotentis. E quindi è l’umile, a doversi adeguare. Non c’è altra strada. Ci si deve allenare a non soccombere, a far fronte alla saccenza e all’arroganza con determinazione provocando una reazione di stupore all’interlocutore posto sul piedistallo. Bisogna attrezzarsi psicologicamente, ed entrare talvolta in una sfera che non ci appartiene, ma per poter vivere e sopravvivere in questa società è necessario farlo. Chi detiene un potere, come ad esempio quello dell’informazione, deve prima di tutto applicare il senso di responsabilità a cui è tenuto prima di altri. Ecco ci vorrebbe anche una bella cura per questa società moderna, per questa politica che in apparenza sembra voler crescere e migliorarsi ma che invece è sempre più saccente, pur non avendone le basi. Gli statisti della Prima Repubblica, hanno comunque dimostrato una loro grandezza, nell’essere comunque riusciti a far stare bene il popolo, a pensare alle strategie e anche agli interessi politico-imprenditoriali ma non trascuravano la gente. Che andava al mare con la seicento, e che stava bene. Rideva e si divertiva. C’era meno saccezza e arroganza. Ai posteri le ardue sentenze.
Daniele Imperiale
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