Si chiede di vivere in Democrazia
di Antonio Agosta (Redazione Sicilia)
“Quando presero i comunisti, io non dissi nulla perché non ero comunista. Quando rinchiusero i socialdemocratici io non dissi nulla, perché non ero socialdemocratico. Quando presero i sindacalisti, io non dissi nulla, perché non ero sindacalista. Poi presero gli ebrei, e io non dissi nulla, perché non ero ebreo. Poi vennero a prendere me. E non era rimasto più nessuno che potesse dire qualcosa”. L’anno giudiziario 2017 si apre con un intervento uguale a tutte le altre Corti d’Appello, rilevando come i problemi degli altri possano diventare i problemi di tutti i magistrati onorari, con il rischio che il grado di democrazia di un ordinamento possa a poco a poco indebolirsi.
I magistrati onorari italiani, a differenza di quelli di ruolo, sono penalizzati, privi di ogni tutela in caso di malattia, infortunio, gravidanza o collocamento a riposo, nonostante nel 2016 il Governo abbia rafforzato la funzione di supporto dei magistrati onorari attraverso la legge n.57, oltre ad ottenere, lo scorso novembre, l’appoggio del Consiglio d’Europa, invitando l’Italia a una remunerazione ragionevole alla pari dei magistrati di ruolo.
La linea ministeriale del nostro Paese agisce in modo ostile alla categoria, lasciandola in una condizione di precarietà economica e di condotta lavorativa, riducendo, e talvolta negando, la collaborazione dei magistrati onorari ad affiancare i magistrati di ruolo con una collaborazione quotidiana e qualificata.
Si chiede all’associazione nazionale magistrati e ai Capi degli uffici giudiziari, di condannare il nuovo approccio del Governo manifestando contro la tesi del Ministro Orlando sulla precarizzazione dei magistrati onorari, condizione favorita dai magistrati di ruolo.