Editoriale – L’Abruzzo, terra forte e gentile è colpita nel profondo dei sentimenti, tanta tristezza nel cuore di tutti. Si conclude questa notte la vicenda di Rigopiano con ventinove vittime. E’ lutto in tutta la regione. Gli eventi drammatici, raccontati dai media toccano i cuori più duri. La concomitanza di precipitazioni nevose eccezionali, abbinata a scosse sismiche rilevanti, valanghe. Il senso è quello dell’impotenza rispetto a quello che la natura, inesorabilmente ci riserva. E l’Abruzzo è provato, è in ginocchio da una serie di lutti e problemi quotidiani generati dalla violenza della terra e del creato. La terra forte e gentile trema in continuazione, i soccorritori svolgono egregiamente il loro lavoro. Forse qualche distratto operatore telefonico molto meno. Ci vuole formazione, sensibilità e non si possono mettere a rispondere al telefono dei soccorsi pubblici, gente insensibile che nemmeno ascolta la telefonata e si preoccupa unicamente di “scaricare” la chiamata alla sede di competenza. Farindola? e’ Pescara! Aspetti in linea… nemmeno lo fa parlare colui che richiede soccorso. Poi cade la linea. Siamo portati a non voler scocciature. L’hotel Rigopiano…ma se l’abbiamo sentito due ore fa, è caduta la stalla di Martinelli… anche questa una risposta che lascia perplessi. L’operatore ha già tratto lui le conclusioni. E’ la stupida burocrazia fatta di passaggi, di gente che non crede a ciò che si dice, semplicemente perchè può essere motivo di scocciatura. Ma ti pare a te che va a cadere l’Hotel Rigopiano? Ebbene signò era successo. La burocrazia e chi la rappresenta è affetta dal delirio di onnipotenza, e tende a scaricare all’altro, chiunque esso sia, ogni tipo di responsabilità o di rottura di scatole. Per non parlare poi delle email non lette. Il buonsenso dovrebbe consigliare ai primi cittadini di farsi raggiungere con le email sui propri telefonini, specialmente in momenti di particolare difficoltà ed emergenze come quelle in atto. Non si può dire…non l’abbiamo vista, eravamo in emergenza, in Comune non c’era nessuno. Ecco le vittime, che poi sono i cittadini, scelgano bene i loro rappresentanti e mettano le croci sulle schede al posto giusto facendo prevalere la competenza ed il senso dell’operatività istituzionale. Se poi mettiamo dei brocchi al governo dei paesi… è ovvio che possano accadere cose come queste. E’ la filiera che non va. Oggi ci si chiede se l’Hotel poteva stare lì, e se tutto ciò che ha preceduto l’allarme valanghe abbia funzionato bene. Ma a che serve? Oggi piangiamo una trentina di vittime, la distruzione morale di famiglie, il bambino di nove anni che in un secondo non ha più i suoi genitori e chiede di restare in Ospedale. Racconti che fanno accapponare la pelle, come nel vedere le testine dei bimbi estratte dalle macerie. Da quei valorosi e coraggiosi Vigili del Fuoco che sono lì 24 ore no stop per senso di resposabilità e del dovere non pensando certo al misero stipendio che arriva a fine mese. E la politica, quella casta autoreferenzialista di ogni ordine e grado, dove sta? Cosa fa? Abbiamo fatto il possibile! In altre nazioni ci sarebbero state meno vittime. Poi la commissione dei Grandi Rischi, che praticamente annuncia scosse del settimo grado e mette in discussione la diga di Campotosto. Bisogna porre attenzione. Ma che significa? Mai sentite tante banalità che farebbero perdere la pazienza anche a Tutti i Santi messi insieme festeggiati il primo novembre. Il Cuore dell’Abruzzo è ferito, bene ha fatto la senatrice Stefania Pezzopane a presentare l’interrogazione parlamentare e gridando alla vergogna nazionale. Si è fatto sentire anche il consigliere regionale Pierpaolo Pietrucci. Poi? c’è solo circostanza, e magari oggi a consulta pronunciata i partiti e movimenti più che pensare all’Abruzzo già sono nel pallone con l’acquolina in bocca per capire cosa fare di queste elezioni e come sfruttrare il momento storico in pole position. Intanto l’Abruzzo è ferito, non solo dal terremoto e dalle nevicate e dalle valanghe, ma dalla noncuranza della politica in generale. Basta passerelle signori, forti e gentili sì ma non fessi.
Daniele Imperiale