Attore poliedrico
di Antonio Agosta (Redazione Sicilia)
Il 50enne Ciro Di Luzio, attore e cantante napoletano, si racconta in una lunga intervista dal sapore agrodolce, come i napoletani sanno fare, rispolverando un passato in cui credeva alle storie dal finale lieto, magari dentro un paio di calzoncini a seguire un pallone sui campi da calcio. Ciro è un artista poliedrico dal talento inusuale, con il suo modo di osservare la vita di tutti i giorni, calandosi nei panni di un cantante-attore in stile menestrello, per divertire e commuovere il suo pubblico e se stesso. Non lascia nulla al caso e non si abbandona alle false apparenze: “Non portano a nulla, servono solo a crearti inganni irreparabili”. Sin da piccolo capisce che la musica è una componente importante della sua vita, scegliendo la batteria, sotto l’insegnamento di vari maestri locali, misurandosi nei vari generi musicali che spaziano dal rock, toccando il pop, il soul, la fusion e per finire la musica leggera, facendo esperienze di sala e di palco come turnista. Oltre a fare il musicista, Ciro Di Luzio, in sala di registrazione, si scopre anche cantante dalle potenti doti canore, scegliendo come repertorio musicale il genere degli anni ’60, ’70 e ’80, cantata in lingua italiana, inglese e napoletana. Ciro ha nel sangue il DNA di un vero protagonista, proviene da una famiglia di artisti, attori e musicisti. “Ognuno deve seguire il proprio istinto per vivere e non sopravvivere”. La sua vera vocazione, oltre alla musica, è la recitazione, dalla quale non si separerà mai più. Quasi per caso si trova a recitare nei panni di Giordano Bruno, interpretando una parte ne Il processo d’inquisizione, con una rappresentazione della Colombaia a Ischia, di Luchino Visconti, nel piccolo anfiteatro ischitano. Il pubblico applaude la sua bravura e fa scaturire in lui il desiderio di approfondire la professione di attore-stagista di teatro interattivo, con gli Odin Teatret di Eugenio Barba. Il suo dispiacere resta il fatto di non avere più i suoi genitori accanto, pronti ad applaudirlo e a sostenerlo nei suoi momenti di gloria. Non ostacolarono mai la sua scelta professionale ed è per questo motivo che ricorderà a vita il loro supporto basato sulla fiducia e nel rispetto. Tuttavia, Ciro è sicuro che dovunque si trovino sono contenti per i suoi successi lavorativi e non smetterà mai di ringraziarli.
Raccontaci il tuo percorso.
In modo breve posso dire di essere un batterista, batterista/corista, cantante e attore.Raggiungere un proprio stile quanto è importante per un artista come te?
Ognuno di noi, quando inizia una carriera artistica, segue uno o più modelli con il loro stile e identità, dai quali ci lasceremo trasportare con un ruolo giusto, trainando la passione e la devozione che è dentro noi, raggiungendo una nostra personalità e identità che rimarranno uniche per sempre.
Quali sono i tuoi punti di riferimento nel mondo dello spettacolo?
Sin dai tempi non sospetti mi piaceva, adesso non ricordo quanto tempo è passato, il modo di recitare di molti attori della vecchia scuola filmica del passato. I miei miti erano attori americani che al meglio hanno rappresentato il cinema a stelle e strisce. Adoravo Burt Lancaster, Kirk Douglas, Al Pacino, come mafioso nella trilogia de Il Padrino, o nell’Avvocato del Diavolo, Scarface, Serpico, Sei una frana papà, Heat, Il Mercante di Venezia e Cane di Paglia. Come mitizzavo Robert De Niro ne il Padrino, Taxi Drive, Heat, Cape Fear, Ronin e Ascensore per l’Inferno. Indimenticabile Jack Nicholson con la sua recitazione dalla voce quasi rotta protagonista de Qualcuno volò sul nido del cuculo, inquietante nelle vesti del padre ossessionato in Shining, Il postino suona sempre due volte e nel diabolico Joker in Batman. E ancora, il grande Dustin Hoffman, superbo protagonista di Tootsie, Piccolo grande uomo, Tutti gli uomini del Presidente e un uomo da marciapiede. Sono rimasto senza parole nel vedere la bravura di Marlon Brando nel film Ultimo tango a Parigi e Fronte del Porto. Per giorni ripensavo alle scene forti del Silenzio degli innocenti con Anthony Hopkins, da lasciarmi quasi in lacrime in Joe Black. Però ho sempre seguito e ammirato la recitazione di Gianmaria Volontè, uno fra gli attori italiani più bravi del firmamento italiano. La sua bravura è paragonabile a quella di altri suoi colleghi già citati sopra, come Al Pacino e Robert De Niro. Volontè era un attore poliedrico, capace di entrare completamente nella parte del personaggio che gli veniva assegnato. Mentre Gian Carlo Giannini e Pierfrancesco Favino, sono i miei punti di riferimento per la recitazione. Sono dei miti assoluti del cinema internazionale, in altre parole, pezzi unici. E per pezzi unici non intendo uguali ad altri, come il cantante e attore Massimo Ranieri, dalla straordinaria destrezza di sempre, con la quale calca i palchi del nostro Paese.
Cosa rappresenta per te il cinema?
Ho una sconfinata passione per il cinema, un mondo in continua evoluzione, adoro le immagini create con l’aiuto degli effetti speciali all’avanguardia coi tempi, come gli operatori americani sanno fare alla perfezione. Credo che registi come F.F.Coppola, Brian De Palma, Martin Scorsese, Stanley Kubrick, Steve Spielberg e per finire il grande Woody Allen, dagli anni ’70 ad oggi, abbiano diretto pellicole di una bellezza incredibile, arricchendo la storia del cinema mondiale. Senza trascurare mostri sacri della cinematografia italiana, come Pietro Germi, Francesco Rosi, Dino Risi, Mario Monicelli, Vittorio De Sica e Lina Wertmuller, vere glorie del cinema nostrano. Oltre alle promesse dei giorni nostri, con premi importanti a seguito e acclamati dal pubblico italiano ed estero, mi piace l’opera di Gabriele Muccino, Gabriele Salvatores, Matteo Garrone e per ultimo il premio Oscar per “La grande bellezza”, il regista Paolo Sorrentino, nostra punta di diamante.
Il tuo film preferito, interpretato da te?
Ciro sorride, e con molta determinazione assicura che è il prossimo.
Cosa provi quando reciti e canti?
Sono due esperienze differenti e simili allo stesso tempo, in entrambi i casi sei sotto l’occhio attento dello spettatore e non puoi deluderlo, semmai renderlo partecipe della storia. Quando reciti devi essere in sintonia con il regista, entrando con naturalezza nella parte che ti viene assegnata. Quando canto, l’adrenalina sale tantissimo ed anche qui emerge il mio lato attoriale per interpretare il testo cantato.
Quanto conta per te un buon copione rispetto alla musica?
La sceneggiatura è la base di qualsiasi film o rappresentazione teatrale. Spesso, in Italia, ci sono sceneggiatori improvvisati, persone che non hanno mai seguito insegnamenti specifici ed ecco che si va incontro a brutte figure, rovinando il buon lavoro fatto dai nostri connazionali. Lo sceneggiatore e il regista devono parlare la stessa lingua, anche il casting è importante. A volte, nonostante un ottimo gruppo di attori pluripremiati e super pagati, il risultato è un clamoroso fallimento cinematografico.
Fra tutte le tue esperienze quali ricordi con più soddisfazione?
Ogni ruolo che ho affrontato nel passato mi ha sempre dato qualcosa, mi ha arricchito interiormente. L’occasione si presenta con la serie tv in canali privati Campani dal titolo “Senza Filtro”, una serie in 26 puntate, nella quale interpreto il ruolo brillante di un prete dominicano che ama la musica. Ennesima esperienza televisiva in “Napoli Stazione Anticrimine”, stavolta con un ruolo diverso, ovvero un agente dei “falchi” della polizia, interpretato con molta determinazione. Altri ruoli, sia pur minori, in varie fiction, soap-opera, film per la tv, corti e mediometraggi. Però, a livello umano, ricordo con molto piacere il ruolo di un prete a Scampia. Si parla da anni con disprezzo di questa zona, purtroppo lo stesso trattamento non viene fatto per altri quartieri sparsi sul territorio italiano, ugualmente difficili, di cui nessuno parla mai a sufficienza. Spesso ci sono attori e attrici che si affidano a me sul set in qualità di acting coach, come registi che richiedono la mia esperienza come casting director per la scelta di attori e formare un nuovo cast.
Un difetto a cui non riesci a rinunciare?
Caratterialmente sono impulsivo, tipico del mio segno zodiacale, l’Ariete.
Cosa ti auguri per il tuo futuro?
Professionalmente, affrontare ruoli sempre più stimolanti e diversi tra loro. Mentre nella vita privata spero ardentemente di trovare una donna che condivida la passione per la mia professione e che possa amarmi con i miei pregi e difetti. Purtroppo, non è per niente facile.
La prima cosa che pensi appena ti svegli.