Editoriale – Ci voleva l’esternazione dell’Ambasciatore la esternazione dell’ ambiasciatore statunitense a Roma, John Phillips, per scatenare un vespaio politico che varca i confini della nostra martoriata nazione. Il diplomatico dice la sua, e Renzi viene paragonato a Pinochet. Il pentastellato Di Maio, o in cerca di ulteriore e crescente notorietà a livelli internazionali si mette di traverso e forse colto da nervosismo pigia sull’acceleratore per questo argomento. Prescindendo dalle posizioni individuali sul referendum (non entriamo nel merito), la democrazia prevede comunque la libertà di pensiero e di espressione. E i diplomatici stranieri che vivono e conoscono l’Italia non è che sono imbavagliati. Anche il centrodestra critica la posizione di Phillips, che si esprime per il Si, ma l’azione pro “no” è flebile e disorganizzata. L’andamento d’insieme della politica italiana attuale starà facendo rivoltare nelle loro tombe i leader storici, statisti di un tempo che badavano sicuramente agli interessi di partito, ma con una forte attenzione alla dignità nazionale, all’immagine e di rispetto verso il popolo. Quella che sembrava una distanza tra governanti e governati nell’epoca della Prima Repubblica, oggi appare come uno stato confidenziale come potranno ricordare coloro che hanno vissuto quelle epoche. Dunque l’apparente innovazione è il vero contrario della democrazia. E si spara su tutti e su tutto. Matteo Renzi, è il Presidente del Consiglio della nostra Repubblica parlamentare. E anche se questo aspetto non possa andarci bene, sia per partito preso o per le modalità con cui l’ultraottuagenario e plenipotenziario Re lo ha nominato, tanto è. E quindi la sua figura istituzionale va comunque rispettata. Poi ognuno dovrebbe fare le sue battaglie, cercando con fatti, proposte, atti concludenti di scalzare il presunto regime. Non ci dimentichiamo che questa situazione di governo, abbraccia una ampia rappresentanza dell’arco istituzionale, ci sono ministri del centrodestra, i quali, illotempore, ebbero a scegliere l’avanzata del potere. Garantedosi posizioni importanti di lungo percorso. L’equilibrio del governo interessa tutte le forze interessate, ma anche quelle che non lo sono, perchè non avendo grandi colpi da sparare, criticano ma in fondo questa situazione sta bene così. Il rischio di un governo pentastellato che parla un linguaggio rispettabile, ma a senso unico, senza minime aperture verso gli altri, è troppo alto e quindi il Premier avrà ancora lunga vita, e la dittatura mascherata da democrazia è destinata ancora a starci per diverso tempo. Ai posteri le ardue sentenze.