L’autore di grandi epopee
di Antonio Agosta (Redazione Sicilia)
“No, sono ateo, grazie a Dio. Come dice Buñuel”. Oggi è il compleanno di Bernardo Bertolucci, un mostro sacro della regia italiana, che con la sua passionalità politica, la genialità cinematografica e un linguaggio moderno, ha conquistato Hollywood.
Debutta alla regia nel 1963 con un soggetto di Pier Paolo Pasolini, “La commare secca”, e successivamente collaborerà con Sergio Leone nella sceneggiatura “C’era una volta il West”. Il vero successo arriva nel 1972 con il lungometraggio “ L’ultimo tango a Parigi”, con Marlon Brando e Maria Schneider, il racconto di un sogno particolare e delle fantasie erotiche mai confessate dallo stesso regista. Bernardo Bertolucci fu condannato a a due mesi di prigione e la privazione del diritto di voto per cinque anni. Erano gli inizi degli anni ’70, e il pubblico non era ancora preparato a questi grandi capolavori dalle sceneggiature di grande spessore.
Però, tuttavia, alla fine degli anni ’80, con “L’ultimo imperatore”, il regista conquisterà 9 premi Oscar per la regia, sceneggiatura non originale, fotografia, montaggio, musica, scenografia, costumi e sonoro, oltre ad altri premi italiani ed europei. Successivamente firmerà altre pellicole rimaste nella storia del cinema, come “Il tè nel deserto” e “Il piccolo Buddha”. Lungometraggi nei quali vengono raccontati un mondo a noi sconosciuto, da turisti quasi per caso, nel cuore dell’Africa e nell’India spirituale.
Nel 2012, dopo dieci anni di malattia, che lo costringe sulla sedia a rotelle, si rimette dietro la macchina da presa per girare “Io e te”, presentato fuori concorso al Festival di Cannes. Per i critici è come rivedere Bertolucci degli anni ’70, racchiuso nel ricordo malinconico di un cinema in cui faceva i primi passi da regista intellettuale.
“Diventare disabile significa entrare in una condizione nuova e difficile. All’inizio mi sono auto-recluso, poi grazie anche al mio nuovo film, ho scoperto che potevo avere una vita normale”. Bertolucci racconta la nuova vita nella sua diversità fisica, riaffacciandosi al mondo con curiosità.